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Elena Fucci, la Pasionaria dell’Aglianico

Elena Fucci, la Pasionaria dell’Aglianico

Quando un vino riceve premi a ripetizione, riconoscimenti internazionali e ottime critiche datutti i media, di solito dietro c’è un produttore di peso. Magari un burbero 70enne con la pancia,il naso rosso e 12 generazioni di vignaioli alle spalle. Nel caso di “Titolo” invece, nulla di tuttoquesto. Questo incredibile vino è frutto del talento di una ragazza di 36 anni, Elena Fucci.
Ma partiamo dall’inizio. La storia è nota: nonno Generoso acquista i terreni negli anni ’60 eottiene una certa notorietà curando i vigneti sulle pendici del Vulture e vendendo leapprezzatissime uve aglianico ai produttori. Intanto i genitori di Elena prendono altre strade, enel 2000 la protagonista di questa storia si trova ad un bivio. Nonno e genitori infatti sonointenzionati a vendere le proprietà di famiglia e anche Elena pare indirizzata ad una carrieraall’estero quando invece decide, ad appena 18 anni, di investire e diventare produttrice in primapersona. La storia è recente ma costellata di successi. Solo per citare il più clamoroso, nel 2016 ilGambero Rosso le conferisce la “stella” per le 10 annate coronate dal riconoscimento dei 3bicchieri, su 13 vendemmie in tutto. Pazzesco! Wine Spectator nel 2017 include Elena Fucci tra le100 migliori aziende italiane.
Sono andato a trovarla nella sua rinnovata tenuta a Barile, sbagliando strada più volte come datradizione, e rimanendo affascinato dall’entusiasmo di questa pasionaria dell’Aglianico.

Allora Elena, prima di tutto volevo chiederti di descrivere la cantina, visto che è la nuova arrivatain azienda.

La nuova struttura è un ampliamento della storica cantina scavata nel tufo vulcanico. Il progettodi ampliamento è stato realizzato secondo i dettami della bioarchitettura: sono stati impiegatisolo materiali di recupero e riciclo (legno, fi bra di legno e acciaio); tutta la struttura è coibentataper isolarla termicamente dall’esterno in modo da avere un intervallo di temperature costantiall’interno senza necessità di climatizzare. E’ stato curato anche l’inserimento paesaggisticonell’anfi teatro naturale delle vigne della nostra Contrada Solagna del Titolo, utilizzando acciaiocorten per i rivestimenti e un giardino pensile sul tetto della struttura. I progetti non siesauriscono perchè a breve verrà realizzato anche un impianto fotovoltaico per sostenere lenecessità aziendali e quindi ridurre a zero l’impatto energetico. Le acque piovane vengonorecuperate, convogliate e sedimentate e poi reimpiegate per il processo di raffreddamento nelletasche delle cisterne durante la vendemmia.

Quanti ettari vitati avete? La produzione annuale?

La proprietà ha un estensione totale di 7 ettari, di cui 6 ettari sono vitati e 1 ettaro sparso ècostituito da uliveto e alberi da frutto.
Titolo ormai è quasi maggiorenne. Adesso è facile dire che la tua scelta di investire su questoprodotto è stata lungimirante, ma quali sono state le diffi coltà maggiori nel corso di questi anni?
Le diffi coltà sono state molteplici, tirare su un azienda oggi giorno richiede molti investimenti esacrifi ci da parte di tutta la famiglia, se poi si considera che siamo al Sud il livello di diffi coltàaumenta vorticosamente. Ma non è tutto. E’ stato diffi cile inserirsi in un settore come quello delvino dove la concorrenza è tanta e ci sono aziende con decine e decine se non centinaia di annidi storia sulle spalle. Paragonarsi a queste ultime ogni giorno è diffi cile… ma il nostro obiettivoera quello di fare un prodotto di eccellenza per un territorio già di eccellenza come il Vulture,raccontarlo e portarlo in giro per il mondo… Crederci ogni giorno e rinunciare a tantissime coseè stata la sola via del successo.

I riconoscimenti sono stati immediati e clamorosi. In cuor tuo te lo aspettavi? Adesso senti laresponsabilità di dover mantenere questo livello?

Sinceramente no, siamo partiti con l’incoscienza della gioventù con la voglia sbarazzina direalizzare un sogno che anche nel cuore di mio papà viveva da decine d’anni; vedere l’uva partiredai nostri vigneti ogni anno dopo tutte le fatiche durate una stagione intera e non vederevalorizzato il nostro territorio, la nostra cultura ci dava grande dispiacere.
Nonostante i successi abbiamo i piedi saldamente piantati per terra, il nostro primo obiettivo èquello di mantenere altissimo il livello qualitativo del nostro prodotto e questo lo si può faresoltanto con il sudore della fronte quotidiano. Tutto il resto viene dopo. Il mio motto è “Al giornod’oggi fare un grande vino non è condizione suffi cente ad avere un azienda sana, è anchenecessario venderlo e venderlo bene”.

Cosa signifi ca per te vendere bene?

Significa anzitutto vendere la propria produzione, e venderla tutta. Con 25/30.000 bottiglie ènecessario andare sold out tutti gli anni.
In seconda istanza signifi ca valorizzare il proprio lavoro e il proprio prodotto senza svenderlo,qualifi cando l’Aglianico del Vulture come un prodotto di qualità che può competere con altri vinisenza timori. E basta sentire dire dagli operatori commerciali che a quel prezzo comprano unBarolo! L’Aglianico può valere tanto quanto un Barolo o un Brunello…

C’è un’annata alla quale sei più legata? Sia per la qualità del prodotto che per qualche eventoparticolare.

Sono legatissima a tutte le annate prodotte, è come se ognuna fosse un nostro fi glio e quindiquale genitore può preferire un fi glio ad un altro?
In più ogni annata è una storia; 12 mesi fatti di avvenimenti, sorrisi, delusioni, fatica, ricordi cheportiamo nella nostra mente e che riaffi orano ogni volta che il nostro sguardo incrocia una dellenostre bottiglie.
Però, c’è sempre un però, a mio avviso in generale l’Aglianico del Vulture si esprime meglio nelleannate tendenzialmente fredde, dove riesce ad essere meno esuberante nel frutto e dare piùspazio alla mineralità e acidità del nostro terroir, regalando con l’invecchiamento sentori terziaristupefacenti.

Ho un Titolo 2012 in cantina. Quando mi consigli di stapparlo?

Il nostro Titolo esce sul mercato dopo 24 mesi di affinamento, io consiglio sempre di acquistare,se possibile, almeno 2 bottiglie, una da bere subito e una da aspettare almeno altri 2-3 anni. Quindi direi che il tuo 2012 può lasciare spazio ad una nuova bottiglia di Titolo più recente adinvecchiare un pò…
L’annata 2012 è stata un annata di transizione, dopo la 2011 (molto calda) ha fatto un inverno freddo con abbondanti nevicate… e poi un estate calda e secca ma non molto lunga, quindidavvero direi quest’autunno ti puoi fare un grande regalo aprendola e magari condividendolacon chi l’Aglianico lo conosce poco.

Arrivano notizie allarmanti sul fronte dei cambiamenti climatici: in Piemonte vendemmieanticipate a inizio agosto, spostamento delle coltivazioni in terreni più freschi e alti, zone fi no aieri inibite alle coltivazioni che diventano terroir con ottime potenzialità. Come ti poni rispetto aquesto? Avete dovuto anche voi adattarvi a questi cambiamenti?

Credo che il cambiamento climatico sia un fatto acclarato e indiscutibile. Questa estate èsicuramente l’esempio più signifi cativo. Il Vulture è un oasi felice rispetto al resto del Sud, omeglio rispetto al pensiero medio dei vini del sud, grazie alle suo andamento collinare quasimontuoso, un clima freddo temperato e molto ventilato e il suolo vulcanico che imprigionaumidità.
Però gli effetti si vedono anche qui. Credo sia precoce per stabilire se sia necessario spostare lecoltivazioni più a nord oppure a quote più alte anche per i relativi costi economici, masicuramente qualche modifi ca della coltivazione in vigna c’è già stata, per proteggere l’uva dalleforti soleggiate e anche non sottoporla a stress improvvisi.

Come avete operato nello specifico?

Prima di tutto organizzando bene la potatura invernale, in modo da irrubustire la pianta e farcadere il suo sviluppo (fi oritura) nei momenti migliori della primavera.
Durante l’estate quest’anno abbiamo ridotto la cimatura dei tralci e lo sfogliamento in modo datenere i grappoli più riparati dal forte sole e non sottoporre troppo a stress la pianta. Al tempostesso in caso di violenti temporali, la vegetazione ripara i grappoli anche da eccessi di pioggia ograndine.


Hai provato l’aglianico di Judy Chan? Come vedi gli sviluppi del mercato asiatico, sia dal punto divista dei concorrenti che della potenziale clientela?

No, ho letto qualche articolo e sentito il parere di un amico che lavora in Cina.
Sono sicura che tecnicamente il prodotto è fatto bene, la Cina poi è talmente vasta chesicuramente avrà delle zone altamente vocate alla coltivazione della vite e che potrà darerisultati importanti, però secondo me avrà sempre qualche punto in meno rispetto al vino delvecchio mondo. Alludo alle tipicità, alle coltivazioni indigene, all’adattamento della vite che inItalia e Francia avviene ormai da centinaia d’anni. Poi non dimentichiamo quell’estro tuttoItaliano che nelle produzioni artigianali ha sempre un valore aggiunto.

Aglianico a parte qual è il tuo vino preferito? C’è un produttore di riferimento al quale ti ispiri?

Come tutti i produttori di vini rossi, amo le bollicine!! Mi piacerebbe un giorno magari provare afare qualcosa, ma solo per me, ormai è una moda produrre bollicine per il mercato. Tra i rossi ilNebbiolo è il mio preferito e tra i bianchi mi affascina il Sauvignon che credo potrebbe trovareun isola felice qui sui pendii vulcanici del Vulture…

Sauvignon sul Vulture, un sogno o un’anticipazione?

No no nessuna anticipazione, siamo ancora troppo concentrati con il nostro Titolo e a faresplodere defi nitivamente l’Aglianico e la Basilicata.
Un sogno, che magari un giorno prenderà forma per una collezione privata, chissà!

L’aglianico negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo, pensi che sia possibile avere unaulteriore crescita e come?

Assolutamente si. Fino ad oggi il lavoro di sviluppo dell’Aglianico del Vulture e della Basilicata ingenerale è stato svolto individualmente. Si contano molte punte di eccellenza che raggiungonograndi successi in tutto il mondo e fanno conoscere la nostra terra. E’ mancato ancora il lavorodi sistema, il lavoro di gruppo, questa dovrà essere per forza la chiave per il successo futuro. Illavoro di squadra, l’unione tra settori per portare ancora più in alto la conoscenza e laconsiderazione della Basilicata.

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